Terminologia zoologica in base alle associazioni e al gruppo di appartenenza.

Mandria mista di Connochaetes taurinus, gnu striati e Equus quagga boehmi, zebre di Grant o di Boehm, in migrazione, presso Ndutu, Tanzania.

Un giorno decidi, assieme a degli amici, di fare una gita fuori porta. Siete in campagna e avvistate in lontananza dei bovini domestici (Bos primigenius taurus). Ne contate 7, e uno del vostro gruppo si riferisce a loro come ad una mandria. Tu ci pensi, e ti viene spontaneo confrontare il termine “mandria” con quei pochi esemplari. D’altronde è un termine che hai sempre associato alle grandi mandrie di bovini in transumanza, come si vedono in alcuni film western, oppure alle grandi mandrie di bovini della savana africana. Il termine sarà corretto anche in questo caso? Poi notate vicino a voi alcune rocce affioranti dal terreno, e vi accorgete che sopra di esse ci sono delle lucertole (Podarcis muralis) intente a riscaldarsi al sole, cioè in termoregolazione. Sono piuttosto numerose, ma certamente non parleresti di loro come di una mandria. E allora come potresti definirle complessivamente senza utilizzare un generico “gruppo”? Magari “branco”? No no, non suona bene, ma non riesci a definire il perché lo accosteresti ad altri animali e non alle lucertole. Alla fine si fa una certa ora e andate a cercare un posto dove mangiare, il discorso vira su qualcos’altro, ma a te rimane il dubbio.

Bene! Su richiesta, ho deciso di scrivere qualche riga per fare chiarezza sulla terminologia che riguarda i raggruppamenti di animali, argomento che ho visto provocare diversi dubbi in più di una persona, sia colloquialmente che su gruppi a tema zoologico.

Cerchiamo di fare un po’ d’ordine e di mettere in evidenza qualche criterio che possa aiutarci.

  • 1) Banalmente, il numero di soggetti che compone il gruppo che si esamina. Infatti non useremo lo stesso termine per un insieme di 2 soggetti e uno di 200.
  • 2) Poi le categorie e il tipo di interazione. Infatti in questo discorso non si può prescindere dalla tipologia di base degli animali che andiamo a considerare, il clade insomma. Si va dal generale allo specifico.
  • 3) Le azioni collettive che gli esemplari del gruppo stanno svolgendo nel momento dell’osservazione, oppure una situazione particolare in cui si trovano. Ciò può giustificare la correttezza di un termine rispetto ad un altro, magari più generico.

Inoltre va tenuto conto di un altro aspetto fondamentale, ovvero la profondità delle interazioni tra gli individui di un gruppo di organismi. Quindi introduco 3 concetti:

Organismo solitario. È un organismo che tende a vivere separato dagli altri membri della sua o altre specie. Le interazioni sono limitate a situazioni particolari come la riproduzione o la difesa del territorio, ma dipendono da specie a specie. Le interazioni, nonostante l’eventuale sporadicità, possono comunque essere complesse.

Organismo gregario. Sono quelli che vivono in associazione e che traggono vantaggio comune nel raggrupparsi, ma le cui interazioni tra i singoli soggetti tendono a non essere complesse.

Organismo sociale. Le uniche forme di socialità nota vera e propria le abbiamo negli animali. Per specie sociale se ne intende una i cui individui vivono in gruppo, ma il cui gruppo stesso abbia un certo grado di organizzazione. Questa strutturazione sociale si traduce spesso in una gerarchizzazione tra gli individui. Anche le stesse interazioni tra i singoli membri tendono ad essere più complesse e articolate, e ogni esemplare sviluppa una sua identità all’interno del gruppo, che è conosciuta e considerata dagli altri membri.

Suricata suricatta, i suricati, animali sociali della famiglia Herpestidae.
  • Organismo eusociale. Similmente a quelli precedenti, sono organizzati in strutture sociali, ma la cui gerarchizzazione è relativa al ruolo che ogni esemplare assolve secondo la casta di cui fa parte, o il proprio stadio di maturazione. Qui gli esemplari non hanno una individualità riconosciuta dagli altri della colonia, ma la loro identità coincide con quella del gruppo funzionale cui appartiene, come fosse una cellula di un organo, a sua volta parte di un sistema più complesso. Sono stati proposti vari modelli concettuali su questi animali, come quello del superorganismo, in cui tutti i componenti agiscono per il bene comune, anche col sacrificio del singolo, essendo evolutivamente selezionati per farlo. Ciò che può essere interpretato come una mente comune della colonia è invece un meccanismo complesso, difficile da trattare adeguatamente in poche righe.
Liometopum microcephalum, la formica della quercia. Come tutti i Formicidae questa specie è eusociale e organizzata in colonie divise in caste.

– Ci sono anche molti animali che a seconda dell’età o stagionalmente, cambiano il loro modo di vivere in relazione ai conspecifici. Un esempio sono molti ungulati, che nel periodo della riproduzione passano dalla categoria dei solitari a quella dei gregari. Un altro esempio sono molte specie di uccelli migratori, per l’appunto durante la migrazione.

Stormo di Pernis apivorus, l’adorno o falco pecchiaiolo, rapace solitario che però si riunisce in grandi stormi per le migrazioni stagionali. Qui presso il Monte Cònero, nelle Marche.

Ora vediamo un po’ di termini specifici. Cercherò di trattarli secondo i criteri citati sopra, e con lo stesso ordine di priorità di quei criteri. Chiaramente non potrò citarli tutti, essendo tantissimi, ma cercherò di dare un indirizzo almeno per quelli più usati. Inoltre sto considerando principalmente la lingua italiana, ma alcuni termini sono tecnici e internazionali, derivano da altre lingue, e difficilmente hanno un corrispettivo italiano che rispetti la stessa specificità, e in molti casi non avrebbe nemmeno senso che lo avessero.

Gruppo, insieme etc.: possiamo dire che questi sono i “termini àncora”. Sono sempre validi, anche per le categorie per le quali non esiste un termine specifico. Se li usate, nessuno potrà dirvi che siete in errore, anche con l’esistenza di un termine più calzante.

Insieme di Crocodylus acutus, il coccodrillo americano, sulla riva del Rio Tarcoles, Costa Rica.

Coppia, trio etc.: valido per tutte le categorie quando si vuole indicare un numero preciso di soggetti, oppure quando ci si riferisce a 2 o più esemplari specifici di un insieme più ampio.

Va considerato che “coppia” ha anche una valenza qualitativa quando ci si riferisce a 2 esemplari con una interazione di tipo riproduttivo, a prescindere che questa sia temporanea o stagionale, a tempo determinato o per la vita, come avviene rispettivamente nelle diverse specie secondo i loro costumi.

Coppia di Diomedea exulans, l’albatros urlatore, durante il rituale di corteggiamento, su Bird Island, South Georgia (territorio d’oltremare britannico).
Negli albatri (famiglia Diomedeidae) le coppie che si formano non si sciolgono mai, e i partner si scelgono per la vita (monogamia).

Famiglia: gruppo di individui con una parentela molto stretta, quasi sempre sociali, il cui nucleo prevede una o più coppie e la loro discendenza, anche in più generazioni.

Vedi anche “Branco”, termine a cui a volte si sovrappone.

Da non confondere con l’omonimo in ambito tassonomico, che invece è un termine tecnico che identifica un preciso livello di classificazione dei viventi.

Famiglia di Canis lupus, il lupo grigio. In questo caso la famiglia costituisce il branco.

Branco, pack, clan: in senso proprio, si riferisce ai gruppi delle specie sociali dell’ordine Carnivora. Utilizzato in questi casi, il termine sottende sempre anche una connotazione di tipo familiare, infatti spesso in questi animali il branco, o almeno il suo nucleo, è costituito da esemplari che tra di loro hanno una parentela. Su vari livelli, questi branchi sono organizzati secondo una gerarchia, che diventa fondamentale per la sopravvivenza e la discendenza dell’intero gruppo.

In senso ampio diviene un termine generico per riferirsi ad animali, non solo sociali, ma anche gregari. Probabilmente uno dei termini più duttili e più in uso.

Parte di un branco di Crocuta crocuta, la iena maculata, compresi alcuni cuccioli. Moremi National Park, delta dell’Okavango, Botswana, Africa.
In questa specie i branchi sono come famiglie allargate e hanno una gerarchia matriarcale con più linee di discendenza. Per via della complessità delle interazione tra i singoli, sono i Carnivora più socialmente sviluppati.

Tribù: insieme di individui di una popolazione che condividono determinate caratteristiche comportamentali, tali da identificarli separatamente da conspecifici che non li attuano (ad esempio dei rituali, o una variante comunicativa esclusiva). Al concetto di tribù si associa anche quello di cultura (non esclusivamente, si pensi per esempio agli elefanti, che non formano tribù, ma possiedono una cultura).

Gli esponenti di una tribù possono anche non vivere necessariamente assieme, pur mantenendo le caratteristiche peculiari che li accomunano. Quando le tribù sono a loro volta divise in sottogruppi, che sia su base geografica, politica, o entrambe, questi sono definiti anche qui “clan”.

I 2 termini sono anche ampiamente utilizzati in antropologia, che ha come oggetto di studio la famiglia Hominidae, su vari livelli, e in sociologia, che studia gli aspetti comunitari della specie Homo sapiens. Infatti in diverse specie di Primates, sia viventi che estinte, è possibile riscontrare questo tipo di organizzazione sociale. Strutture simili di altri gruppi prendono nomi diversi (vedi “pod”, forse più vicino a “clan” come significato).

Anche qui da non confondere con “tribù” inteso come termine in ambito tassonomico.

In alcuni ambiti può essere un sinonimo di “comunità”, che comunque può anche prendere accezioni diverse.

Pan troglodytes schweinfurthii, lo scimpanzé orientale. In foto 5 dei 75 membri della comunità Sonso, nella Budongo Forest Reserve, in Uganda.

Pod: Il pod è l’unità familiare in cui si organizza Orcinus orca, l’orca (è in studio la possibilità di suddividere le varie popolazioni in specie separate, sulla base della grande differenza genetica, biologica, comportamentale e anche culturale delle popolazioni).

Ogni pod è formato da almeno un maschio, una femmina con i relativi piccoli e altre femmine anziane e sterili. Difficilmente si superano i 25 individui e ancora più raramente i 50.

I membri di un pod comunicano tra loro attraverso un dialetto proprio del pod, che viene tramandato di generazione in generazione.

Sono possibili influenze tra dialetti di pod differenti che si ritrovano a vivere in stretto contatto tra di loro, portando così alla nascita di un nuovo linguaggio, che si presenta come un’unione di quelli originari.

Parzialmente tratto e modificato dall’omonima pagina di Wikipedia.

Un pod di Orcinus orca a caccia di Clupea harengus (aringhe) nel fiordo Andfjorden, Norvegia.
“Killer tails”, National Geographic Photo of the Day, dal fotografo Paul Nicklen.

Mandria: adatto ad identificare gruppi più o meno numerosi di animali da pascolo, filogeneticamente anche distanti tra loro (ad esempio e comunemente Artiodactyla e Perissodactyla, ma anche Proboscidea e vari altri gruppi, anche estinti). Il termine può essere usato anche per associazioni interspecifiche, ovvero gruppi misti di più specie (si pensi alle immense mandrie miste della savana africana).

Gregge: se vogliamo, un sottotipo di mandria, specifico per i raggruppamenti di specie della tribù Caprini. La tribù comprende 7 generi, tra i quali Capra e Ovis.

Parte di un gregge di Ovis vignei vignei, l’urial del Ladakh, correndo sui ripidi pendii della valle di Ulley, sulla Catena dell’Himalaya, territorio di Ladakh, India.

Banco: corrisponde a un gruppo di Osteichthyes, i pesci ossei, che vivono e/o nuotano insieme.

Circa un quarto delle specie esistenti di pesci vive in banchi, mentre almeno la metà delle specie prevede un periodo più o meno lungo di vita in banco.

In lingua inglese vengono utilizzati 2 termini diversi per indicare un banco, a seconda del tipo di nuoto dei pesci:

  • Shoal: indica un banco piuttosto disperso che però si raggruppa in caso di necessità.
  • School: descrive un gruppo di pesci che si muovono sempre in modo coordinato.

Ci sono anche tutta una serie di altri parametri classificativi, ma il discorso si farebbe molto lungo.

I pesci traggono molti benefici da questo comportamento, come la difesa contro i predatori (una più facile rilevazione della presenza di un predatore e la riduzione delle possibilità di una cattura individuale), un maggior successo nella ricerca del cibo e di un partner, oltre a percettibili vantaggi nel nuoto, migliorando l’efficienza idrodinamica.

Parzialmente tratto e modificato dall’omonima pagina di Wikipedia.

Colonia: valido per specie appartenenti a gruppi anche filogeneticamente molto distanti tra loro, con comportamento generalmente gregario ma anche sociale e eusociale, e utilizzato quando il il numero di individui è molto elevato (colonia di ratti, di pappagalli, di termiti). Può essere applicato anche sul singolo fenomeno, ad esempio quando organismi generalmente solitari, si riuniscono in massa per la riproduzione o stazionano durante la migrazione.

Stormo: in senso proprio si riferisce ad un insieme di uccelli in volo (vedi appunto “volo”). Più ampiamente è spesso utilizzato per riferirsi in generale a gruppi di uccelli, anche a terra, e anche non capaci di volare.

Il termine è scorretto sia per i Chiroptera, i pipistrelli, che per gli Insecta volanti, o altri animali capaci di librarsi.

Stormo di Sturnus vulgaris, lo storno comune. Un grande numero vola al tramonto formando una nuvola nei cieli del Nederland. Questo comportamento è attuato anche come protezione dagli uccelli predatori.

Volo: praticamente equivalente al senso proprio di “stormo”, ma valido per tutti gli animali capaci di volare, non solo per gli uccelli.

Volo di Tadarida brasiliensis mexicana, sottospecie messicana del pipistrello dalla coda libera messicano. La colonia emerge al tramonto dalle Carlsbad Caverns per nutrirsi di insetti volanti.

Sciame: termine specifico per la classe Insecta. Nel suo senso proprio e ampio è paragonabile a stormo, indicando rispettivamente un gruppo di insetti in volo o un raggruppamento generico di insetti.

Da non confondere con sciamatura, che invece è un termine tecnico per identificare il comportamento di alcuni particolari taxa nel periodo riproduttivo o di frazionamento di una colonia. Comunque anche in seguito ad una sciamatura, di norma negli insetti sociali si genera uno sciame. La cosa però non è scontata.

Esempi di termini veramente specifici.

Glomere: struttura a grappolo formata dalle api del genere Apis in determinate situazioni, come durante il frazionamento di una colonia o durante la fabbricazione di un alveare o ancora durante la difesa dello stesso. A seconda della situazione il glomere prende un nome diverso (ad esempio durante la costruzione del favo è detto glomere cerigeno).

Harem: si usa in situazioni in cui, nei costumi di una data specie, l’esponente di uno dei 2 sessi ha a disposizione per la riproduzione un numero superiore di esponenti del sesso opposto. Tipicamente ciò avviene all’interno di un territorio che viene difeso dai rivali, che sono dello stesso sesso di chi deve mantenere unito l’harem (ovvero l’insieme di esemplari di sesso opposto).

In natura vi è una grande disponibilità di esempi di harem sia femminili (ad esempio nel genere Cervus) che maschili (ad esempio negli Amphiprioninae, i pesci pagliaccio).

Terminologia per sineddoche.

Tutti quei termini che intendono collettivamente degli organismi pur significando propriamente una struttura da loro occupata e/o costruita. Esempi sono “nido di vespe“ per riferirsi alle vespe, “formicaio“ per una colonia di formiche, o il già citato “volo”. Ciò non è necessariamente sbagliato se lo si dice avendo presente la differenza tra il significato proprio e l’accezione derivata.

Nido di Formica rufa, la formica rossa, nella Riserva Naturale del Giovetto, sulle Alpi Orobie.

Nomi collettivi che prendono un senso geografico o/e ecologico più ampi.

Esempi sono le barriere coralline o le foreste. Spesso non ci si pensa, ma questi sono nomi collettivi che risultano dalla somma dei viventi che compongono un determinato bioma, a sua volta termine cumulativo della parte vivente di un ecosistema (che comprende anche una parte inanimata).

Articolo nato da una richiesta di Lia Calvisi sul gruppo.

Testo di Mauro Mura.